VIAGGIO IN BHUTAN

L’agognato giorno di questo viaggio così attentamente programmato è arrivato! Arrivare in Bhutan dall’Europa non è molto semplice. I voli verso il Bhutan partono dall’India, dal Nepal e dalla Thailandia, quindi è necessario fare diversi scali. Avendo trovato dei voli economici da Milano a Kathmandu, con scalo a Doha, abbiamo optato per l’opzione di passare dal Nepal e trascorrere lì i primi 2 giorni, a Kathmandu. Se volete scoprire di più su questa caotica ed affascinante città, allora troverete tutto qui in un altro articolo prossimamente!

Ma ora andiamo in Bhutan!  Da Kathmandu abbiamo preso l’aereo della Druk Air per Paro, nella regione occidentale del Bhutan, dopo vari ritardi (che lì sono all’ordine del giorno, soprattutto per evitare condizioni climatiche sfavorevoli). Il paesaggio che si può vedere dall’aereo è spettacolare (mi raccomando, scegliete dei posti sul lato destro!), i picchi delle montagna himalayane che sbucano dalle nuvole, incluso l’Everest, ci hanno fatto venire i brividi.  Eravamo mentalmente pronti ad un atterraggio “spaventoso”, visto che l’aeroporto di Paro è noto come uno dei più pericolosi al mondo. Tuttavia in realtà è stato bellissimo vedere le montagne da così vicino, e l’atterraggio è stato tranquillo e senza vuoti d’aria . Quindi nessuna paura e godetevi le emozioni che regala.

Cosa vedere in Bhutan? Il primo giorno è stato dedicato al monastero più pittoresco del paese, il Taktsang Lhakhang. Vi si arriva dopo circa 4 km di salita abbastanza ripida in mezzo al bosco, con una sosta intermedia ad una caffetteria dove si può pranzare. La posizione, la struttura stessa del monastero, la sacralità che si respira al suo interno e il paesaggio così suggestivo che lo circondano lasciano senza parole, non si può assolutamente  tralasciare questo posto!

Il giorno successivo abbiamo preso un altro volo interno che ci ha portato nella regione del Bumthang, al centro del Bhutan. Il Bumthang è noto per essere la culla culturale del paese, dove si trova la maggior parte dei monasteri storici. La gente di questa zona e i luoghi visitati ci sono rimasti nel cuore. Qui è ancora più forte la tradizione, che si vede già dallo stile delle costruzioni che, per ordine reale, devono seguire tutte degli standard. E ognuna di esse è un’opera d’arte, con decorazioni in legno e dipinti colorati che richiedono una manualità notevole. La gente si veste ancora con gli abiti tradizionali, il kira per le donne e il gho per gli uomini, di diversi colori e tessuti a seconda delle stagioni, dell’età (i bambini ne indossano di diversi a seconda della scuola che frequentano) e dei propri gusti ovviamente! Il distretto del Bumthang è composto da quattro valli divise da montagne: Ura, Chumey, Tang e Choekhor. Nei giorni trascorsi in questa regione abbiamo fatto trekking tra la valle di Ura e Tang (noto come il Cultural Trek) e visitato villaggi e monasteri. Queste visite ci hanno fatto molto riflettere sulla vita che invece facciamo noi nel nostro paese, così dinamica e poco attenta all’aspetto spirituale e alla serenità dell’anima, che lì invece è messa al primo posto.

Un tipo di costruzione che si trova in molte città del Bhutan è lo dzong,  una fortezza adibita in tempi antichi alla difesa dalle invasioni straniere. Queste imponenti strutture oggi sono dedicate per metà a fini amministrativi, per l’altra metà come residenza di monaci. Il primo impatto con uno dzong è stato a Jakar (capitale del Bumthang), e ne siamo rimasti affascinati. La bellezza, l’imponenza, e la vista che si gode dai cortili dello dzong, sono pazzeschi. Valli verdeggianti separate da fiumi e con le nuvole così vicine da sembrare di essere sospesi nel cielo.

A Jakar siamo stati ospiti in una guest house di un’accoglienza eccezionale, i proprietari ci hanno dimostrato di avere un gran cuore, e di essere delle bellissime persone,  il cibo era ottimo e più vario rispetto altri posti.

Jakar

Il nostro viaggio è poi proseguito tornando verso Paro, con diverse soste intermedie. Essendo il percorso molto tortuoso e le strade dissestate (per i lavori di allargamento delle corsie), il viaggio è stato abbastanza difficile e a tratti un po’ pericoloso per il rischio di frane. Ma credo che nel giro di un paio d’anni i lavori saranno conclusi e le strade saranno molto più percorribili. La prima sosta è stata a Trongsa, un piccolo villaggio costruito attorno allo dzong più grande del paese, assolutamente da visitare. Tuttavita, Trongsa è veramente piccola come cittadina, quindi non è necessario trascorrere una giornata intera lì, se si hanno pochi giorni a disposizione. Noi abbiamo pernottato lì in modo da alleggerire le ore di viaggio.

Trongsa Dzong

La tappa successiva (e imperdibile) è stata la città di Punakha, caratterizzata dal suo dzong, forse il più bello del paese, situato in corrispondenza del punto di confluenza dei due fiumi Pho Chhu (padre) e Mo Chuu (madre). Qui il clima è molto più caldo rispetto al Bumthang, in quanto ci si trova ad un’altitudine minore, e l’aspetto è un po’ meno montagnoso. Lo dzong di Pokhara sarà probabilmente una delle visite che vi resterà più impressa, è stato posizionato in un luogo che gli dona una magia particolare, come se nient’altro potesse risiedere lì se non quella fortezza.

Punakha Dzong

Da Punakha siamo poi arrivati alla (purtroppo) tappa finale del nostro viaggio: Thimphu, la capitale.

Dopo la pace dei villaggi visitati nei giorni precedenti, non ci si aspetta una città come questa, più caotica e più occidentalizzata, per quanto lo stile bhutanese degli edifici è sempre rispettato e la rende comunque una cittadina adorabile. Da vedere a Thimphu c’è un’infinità di cose! Noi siamo capitati in una giornata di festa nazionale, perciò non abbiamo potuto vedere la scuola di Arti Tradizionali, di cui abbiamo sentito parlare benissimo (molte delle statue che si trovano nei templi buddisti vengono prodotte in questa scuola). Abbiamo visitato lo zoo (dove si può ammirare l’animale nazionale, il Talkin, che si trova solo in Bhutan), una competizione di tiro con l’arco, e il grande Buddha che sovrasta la città, alto 52 metri, è la statua del buddha più grande del mondo. E mi ha ricordato molto (come posizione su una collina a lato della città), il Cristo di Rio De Janeiro.

Thimphu

La fine del nostro viaggio mi ha reso triste, perché se capiterete in questo piccolo regno, vi renderete conto di quanto la gente e i luoghi trasmettano delle sensazioni così nuove e così belle, che lasciarlo è un po’ come risvegliarsi improvvisamente, dopo aver solo “toccato” un mondo diverso. Il Bhutan è uno di quei (rari) luoghi che parole e immagini possono rappresentare solo per un’infinitesima parte, ed è il viaggio che, all’alba dei miei 31 anni, mi ha donato le emozioni più belle. Per cui ho solo un consiglio, andateci. Io senza dubbio ci tornerò.

Metterò presto maggiori dettagli su come organizzare un viaggio in Bhutan :-). Alla prossima avventura!

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